Fasano

Parco Archeologico di Egnazia

Parco Archeologico di Egnazia

La nuova audio guida in realtà aumentata realizzata per il Museo Nazionale e Parco Archeologico di Egnazia:

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Il Parco Archeologico dell’antica Gnathia ci restituisce una spaccato della vita dell’antico centro portuale, già abitato da capannicoli. Il sito si svilupperà in epoca messapica per raggiungere il massimo del suo splendore durante l’epoca romana, di cui restano a testimonianza importanti vestigia. Risalgono a questo periodo infatti le insule, il foro, l’area dei templi, il criptoportico, l’anfiteatro, le fornaci, un grande complesso termale e l’area delle necropoli. A ridosso del mare vi è l’acropoli in cui doveva sorgere un tempio andato completamente distrutto; qui restano visibili tracce della cortina difensiva databili al III sec. a.C.
L’abitato è attraversato dall’antico tratto della via Minuccia poi divenuta la via Traiana, l'antico tratto viario fatto costruire fra il 108 ed il 110 d.C. per volontà dell'imperatore Traiano, al fine di collegare Roma con Brindisi.
Annesso al Parco Archeologico troviamo il Museo Nazionale “G. Andreassi” che conserva i reperti rinvenuti nell’area di scavo oltre che importanti testimonianze del territorio circostante. L’esposizione ripercorre i trenta secoli di storia dell’importante insediamento, dall’età del bronzo alla città messapica, dall’età romana a quella tardoantica.

Faro di Torre Canne

Faro di Torre Canne

Nell’antico borgo marinaresco di Torre Canne si trova il faro che dall’altezza di ben 35 metri domina la costa fasanese.
Il faro fu edificato, nella sua prima forma, per volere del Vicerè napoletano Toledo al fine di controllare il mare per proteggere il territorio da eventuali attacchi provenienti dalle sponde albanesi dell’Adriatico. Fu poi ricostruito nell’odierna posizione in epoca fascista e, nel 1928, le prime due famiglie di faristi andarono ad abitare nelle stanze parallele ubicate alla base della struttura. Il lavoro, allora, era quotidiano e pieno di responsabilità: gli addetti dovevano accendere la lanterna sovrastante e ricaricare il lume ogni 2-3 ore. Oggi il lavoro del farista è in parte automatizzato a seguito dell’istallazione di un dispositivo di accensione automatico.